Dalla centralizzazione alla collaborazione: un modello sostenibile per la produzione e il consumo di energia

La sfida delle comunità energetiche: ridisegnare il futuro dell’energia in Europa

L’insostenibilità del sistema socio-economico attuale è sotto gli occhi di tutti.

Lo studio interdisciplinare del cambiamento climatico e delle sue conseguenze[1] ha portato a una visione olistica della crisi ambientale. La transizione ecologica, invocata da governi, agende internazionali e comunità locali di tutto il mondo, richiede un’analisi approfondita delle esternalità ambientali e sociali create dal sistema economico vigente.

Le comunità energetiche, realtà urbane e rurali che scommettono su un modello di produzione e consumo energetico sostenibile, possono rappresentare un caso studio importante per la costruzione di un futuro migliore.

Tra povertà energetica e crisi ambientale

La crisi climatica non è solo una minaccia per l’ambiente, ma anche per la società. Lo dimostra lo studio del gruppo di ricerca Eco-Welfare dell’Università degli Studi di Trieste che sta studiando le interconnessioni tra la crisi climatica e la crisi sociale in atto.[2] Secondo questa prospettiva di ricerca, il modello di modernizzazione ecologica incentrato sulla crescita e l’innovazione tecnologica non tiene conto dei limiti ambientali e delle esigenze umane.[3]

Già nel 2009, l’Unione Europea aveva aperto il dibattito sui consumatori vulnerabili in relazione alle Direttive 2009/72/EC e 2009/73/EC, associando la povertà ai consumi energetici. Tuttavia, il fenomeno della povertà energetica rimane ancora poco studiato. In Italia, nel 2022, 4,7 milioni di persone hanno saltato il pagamento di almeno una bolletta e 3,3 milioni non sono riuscite a stare al passo con i rincari. La povertà energetica, definita nella Strategia energetica nazionale come la difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ha colpito 2,2 milioni di famiglie nel 2021, circa 125 mila in più rispetto al 2020.[4]

A livello geopolitico, la combinazione tra la ripresa post-pandemica e la guerra in Ucraina, con conseguenze dirette all’esportazione di gas naturale nell’Unione Europea, ha aggravato la situazione, rendendo ancora più difficile per le famiglie sostenere le spese energetiche.[5]

Le comunità energetiche: un modello di produzione e consumo energetico sostenibile e democratico

Le prime comunità energetiche sono nate agli inizi del Novecento in aree rurali isolate, dove la rete elettrica non era ancora presente. Negli anni Settanta, in Danimarca, si sono sviluppate le prime cooperative eoliche, associando per la prima volta le comunità energetiche alle energie rinnovabili.[7]

Cosa sono le comunità energetiche? Si tratta di gruppi di cittadinɜ, enti locali, imprese e associazioni che si uniscono per produrre, consumare e gestire energia da fonti rinnovabili a livello locale. L’obiettivo comune è fornire energia pulita e accessibile ai membri della comunità e al territorio in cui opera la comunità energetica.

In Italia, le comunità energetiche sono state regolamentate dalla Direttiva Europea sull’energia rinnovabile 2018/2001/UE (RED II) e dalla Direttiva 944/2019 (IEM) recepita nel sistema legislativo italiano con la Legge n.8 del 2020. Le comunità energetiche possono essere definite come soggetti giuridici autonomi, costituiti o formati da cittadini, persone giuridiche, cooperative o associazioni, il cui scopo principale è fornire benefici socioeconomici, ambientali o climatici ai propri membri o al territorio in cui operano.[8]

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) stanzia stanzia 2,2 miliardi di euro per promuovere lo sviluppo di queste comunità nei comuni con meno di 5.000 abitanti, con l’obiettivo di installare 2.000 MW di capacità rinnovabile e produrre 2.500 GWh di energia entro giugno 2026.[9]

Perché la comunità energetica incarna un nuovo paradigma di produzione energetica?

Il “modello di innovazione organizzativa” tipico delle Comunità Energetiche poggia innanzitutto sulla collaborazione tra utenti e su modelli di governo e proprietà diversi rispetto a quelli di norma adottati dalla tradizionale impresa.[10] Questo è il primo segnale che il paradigma su cui si basa questo modello è sicuramente alternativo rispetto al modello più diffuso, caratterizzato da una produzione centralizzata e una maggiore concentrazione del potere nelle mani dei produttori energetici. Come sottolineato da una ricerca condotta in collaborazione tra L’Università LUISS di Roma e l’ENEA, «decentramento e localizzazione degli impianti di produzione assurgono in questo senso a elementi caratterizzanti il fenomeno CE.»[11] Contemporaneamente, lo sviluppo di un sistema capillare di produzione dell’energia favorirebbe anche lo sviluppo di catene di produzione di energia e approvvigionamento più corte, che favoriscono non solo una maggiore sicurezza energetica ma anche un minore impatto ambientale.[12]

Per inquadrare concettualmente la transizione di paradigma a cui si potrebbe andare incontro, la visione di energia che le CE possono promuovere, è centrale. Infatti, l’idea sottostante è quella di energia come bene comune, come definito dal premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom, ovvero come uno spazio o una risorsa collettivamente gestito e disposto da una comunità. Questo concetto è l’antitesi del sistema economico e culturale in cui siamo immersi, dove i beni vengono quasi esclusivamente scambianti attraverso transazioni economiche all’interno del paradigma della proprietà privata.

Questo cambio di visione è in grado di legittimare soluzioni basate su istituzioni per l’azione collettiva, fondate sulla cooperazione tra gli utilizzatori, come le Comunità Energetiche. Una tale collaborazione porterebbe quindi i fruitori della risorsa condivisa a ideare, progettare e monitorare le regole per il suo governo.[13]

La nascita e diffusione delle comunità energetiche dimostra che anche in campo energetico, allo stesso modo di altri domini come quello delle catene agroalimentari, si sta lentamente andando verso una ristrutturazione di paradigma che metta in pratica l’idea di gestione alternativa delle risorse che siano alimentari o energetiche. Questo modello alternativo, sembra più che mai necessario, non solo da un punto di vista economico e ambientale ma anche per far fronte ad esternalità come la povertà energetica e lo spopolamento delle aree rurali. Ciò richiama l’esigenza di costruire connessioni tra politiche sociali e ambientali che permettano di prendere in considerazione i bisogni delle comunità, migliorando le condizione di vita degli abitanti e dei ceti vulnerabili.


[1] Mooney, Pat. “Too big to feed: exploring the impacts of mega-mergers, consolidation and concentration of power in the agri-food sector.” (2017).

[2] Per saperne di più: https://www2.units.it/ecowelfare/

[3] Ibid.

[4] Alice Facchini, La povertà energetica si abbatte su chi è già in difficoltà, Internazionale online. 2023. Available: https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/alice-facchini/2023/07/31/poverta-energetica-bollette-famiglie. Vedi anche: https://oipeosservatorio.it/wp-content/uploads/2022/12/2022_PE_ITA_2021.pdf

[5] Giovanni Carrosio, Lorenzo De Vidovich, Povertà energetica tra welfare e ambiente, università degli studi di Trieste. Available: https://www2.units.it/ecowelfare/wp-content/uploads/2023/06/PE-TS_report-finale.pdf.

[6] Capellán-Pérez, I., Campos-Celador, Á., & Terés-Zubiaga, J. (2018). Renewable Energy Cooperatives as an instrument towards the energy transition in Spain. Energy Policy, 123(September), 215–229. https://doi.org/10.1016/j.enpol.2018.08.064; Yildiz, Ö., Rommel, J., Debor, S., Holstenkamp, L., Mey, F., Müller, J. R., Radtke, J., & Rognli, J. (2015). Renewable energy cooperatives as gatekeepers or facilitators? Recent developments in Germany and a multidisciplinary research agenda. Energy Research and Social Science, 6, 59–73. https://doi.org/10.1016/j.erss.2014.12.001.

[7] Iaione, C., Nuzzo, A., De Nictolis, E., Piselli, R., Kappler, L., Piperno, A., & Aquili, A. (2021). Energy Communities: prototipazione sperimentale del modello giuridico-economico delle comunità energetiche. Disponibile:

https://www.enea.it/it/Ricerca_sviluppo/documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/adp-mise-enea-2019-2021/tecnologie-per-la-penetrazione-efficiente-del-vettore-elettrico-negli-usi-finali/report-rds_ptr_2021_053.pdf

[8] Art. 2, par. 1, n. 11 della direttiva 2019/944/UE.

[9] Marco dell’Aguzzo, A che punto sono le comunità energetiche in Italia, Wired Italia. Disponibile: https://www.wired.it/article/comunita-energetiche-italia-pnrr/.

[10] Iaione, C., Nuzzo, A., De Nictolis, E., Piselli, R., Kappler, L., Piperno, A., & Aquili, A. (2021). Energy Communities: prototipazione sperimentale del modello giuridico-economico delle comunità energetiche.

[11] Ibid., p. 17.

[12] Brad Singerlend, Verso un anno all’insegna di catene corte, innovazione e sicurezza energetica. ilSole24Ore. 2022. Disponibile: https://www.ilsole24ore.com/art/verso-anno-all-insegna-catene-corte-innovazione-e-sicurezza-energetica-AE71gVQC

[13] Iaione, C., Nuzzo, A., De Nictolis, E., Piselli, R., Kappler, L., Piperno, A., & Aquili, A. (2021). Energy Communities: prototipazione sperimentale del modello giuridico-economico delle comunità energetiche.